Cancelliere: Si proceda alla causa tra i minori Francesco X. e Gaetano Y.
L’imputato Francesco X. è presente?
Francesco X. (IMPUTATO): Presente
Cancelliere: E’presente il difensore dell’imputato?
Difensore Francesco X: Presente.
Cancelliere: Sono presenti i genitori dell’imputato?
Genitori Francesco X: Presenti
Cancelliere: La persona offesa Gaetano Y. è presente?
Gaetano Y (PERSONA OFFESA): Presente
Presidente Tribunale minorile:
Si ricorda alle parti, ai difensori, al PM, ai servizi sociali, ai CTU, ai genitori presenti, che il seguente processo si svolge tra due minori per cui seguiremo il rito del processo penale minorile ex DPR 44/1988, attuativo della Convenzione di New York sui diritti del fanciullo del 1989, ratificata in Italia con Legge 176/1991.
Il processo seguirà i seguenti principi ispiratori:
-principio di adeguatezza: sulla base di questo principio avrà rilevanza sulla decisione di questo giudice l’esame della sfera privata del minore con riguardo alla situazione familiare e all’educazione ricevuta o che sta ricevendo;
-principio della minima offensività: secondo il quale l’intervento di questo giudice non deve impedire la prosecuzione del percorso educativo che il minore sta affrontando ricorrendo anche a strumenti alternativi;
-principio di destigmatizzazione: che sancisce il divieto di pubblicazione e divulgazione per evitare che la vicenda penale possa influire negativamente sulla sfera individuale e sociale del minore;
-principio di residualità della detenzione: che si ispira all’esigenza di rieducazione dell’imputato minorenne a meno che non si possa scongiurare il pericolo sociale.
Detto questo, essendo presenti tutti soggetti di minori degli anni 18, occorre ricorrere al presente organo giurisdizionale specializzato. IL DPR 448/1988, all’art. 1, contiene le norme che devono essere applicate “in modo adeguato alla personalità e alle esigenze educative del minorenne”.
Ai sensi dell’art. 33 l’esame dell’imputato viene svolto del Presidente. Il Pubblico Ministero, i giudici e il difensore pongono le domande o le contestazioni al Presidente che le sottopone all’imputato.
Il Pubblico Ministero può cominciare a sentire i testi se presenti.
Cancelliere: Presidente tutti i testi del Pubblico Ministero sono presenti. Cominciamo con la signorina Angelica.
Pubblico Ministero: Angelica F. racconti liberamente ciò che ricorda.
Angelica F.: E’ cominciato tutto dal primo giorno di scuola. Francesco X. ha subito cominciato a tormentare Gaetano Y. Lo prendeva in giro sulla voce, faceva gridolini, lo prendeva a parolacce, scriveva sui suoi quaderni, sui libri, gli rubava le cose da sotto il naso, lo derideva, lo spintonava. Gaetano Y. era incredulo all’inizio, turbato, sofferente. Ma, cosa potevo fare? Lo conoscevo Francesco Y. era alle elementari con me. Avrebbe cominciato con me.
Presidente: Può bastare, grazie Angelica F. Puoi andare.
Cancelliere: Può entrare il secondo teste del P.M. Entri Carlo M.
Pubblico Ministero: Carlo M. racconti liberamente ciò che ricorda.
Carlo M.: Sono molto meravigliato che mi abbiate chiamato a testimoniare. Gaetano Y. era un ragazzino normale come me. Francesco X. lo ha subito puntato, con parolacce pesanti appena entrava in aula. Poi, lo prendeva in giro di continuo anche durante le interrogazioni. Lo chiamava “NINA!” e altro: “handicappato”, “down”, “autistico”. Veramente sconvolgente. Io lo conoscevo Francesco X. era con me alle elementari. Mia madre e mio padre mi hanno detto di farmi i fatti miei. Meglio se perseguita lui, così io posso studiare e prendere bei voti!
Presidente: Può bastare, grazie Carlo M. Puoi andare.
Cancelliere: Può entrare il terzo teste del P.M. Arianna G.
Pubblico Ministero: Arianna G. racconti liberamente ciò che ricorda.
Arianna G.: Sono veramente furiosa con Gaetano Y. Se mi trovo qui è a causa sua. Lui doveva starsene zitto. Invece, ha raccontato tutto ai suoi. Sapeva che Francesco X. era un rompiscatole e che se la sarebbe presa con tutti noi. Lui doveva stare zitto! Che ci voleva? Doveva non dare peso agli insulti, alle parolacce. Alla fine, la professoressa coordinatrice ce lo ha messo come capoclasse e lui ha cominciato a fare il bullo con tutti. Diceva di essere lui il capo, adesso. E tutti dovevamo andare contro Gaetano Y., che dovevamo “farlo fuori!”, perché era una “femmina”, un “fifone”, “un gay”. Che anno terribile!
Pubblico ministero: Grazie Arianna G. può accomodarsi.
Cancelliere: Può entrare Alessandro J.
Pubblico Ministero: Alessandro J. Racconta liberamente quello che ricordi.
Alessandro J: Il primo anno delle scuole medie ero arrivato dall’estero perché sono stato affidato ad una mia zia. Io avevo tre anni pi di tutti i ragazzi in classe. Non parlavo bene la lingua, sono spagnolo. Francesco X. dal primo giorno ha subito cominciato a tormentare Gaetano Y. Però, non l’ho mai difeso. Mi sono alleato con Francesco X. Era divertente tormentare Gaetano Y. Sopportava di tutto. Lo chiamavo “scimmia”, “down”. Quando, poi, le professoresse hanno nominato Francesco X. capoclasse tutto è andato liscio come l’olio. Abbiamo messo sotto tutti. Loro avevamo paura di me. Io ero il più grande. Francesco era forte. Diceva che i suoi genitori lo appoggiavano. Doveva essere un duro e farsi rispettare. A noi poi si è unita una ragazzina e un altro pappamolle, Donato F., che aveva paura anche della sua ombra. Ma, la madre gli aveva suggerito di allearsi con me. La sospensione ci ha meravigliati tutti. Non ce l’aspettavamo che quella “scimmia” potesse andarsene.
Pubblico Ministero: Va bene così Alessandro J. Puoi accomodarti.
Cancelliere: Può entrare il quarto teste del Pubblico Ministero, la prof.ssa Tal de’ tali.
Pubblico Ministero: Prof.ssa Tal de’ tali è vero che ha dato il compito a Francesco X. di essere il capoclasse della I^Z?
Prof.ssa Tal de’ tali: Si, dopo il Consiglio di classe, dopo aver ascoltato i genitori di Gaetano Y e Francesco X. che si sono incontrati su richiesta espressa dei genitori del primo, al fine di responsabilizzare Francesco X. con l’altra professoressa coordinatrice in accordo con la DS abbiamo deciso di nominarlo “capoclasse”.
Pubblico Ministero: E’ vero che Gaetano Y dopo la nomina di Francesco X. a capoclasse è stato isolato dalla classe?
Prof.ssa Tal de’ tali: Non mi sono accorta di questo.
Pubblico Ministero: E’ vero che i ragazzi avevano creato una chat di classe chiamata “Senza Nino” con il simbolo di una scimmia?
Prof.ssa Tal de’ tali: Non lo sapevo.
Pubblico Ministero: E’ vero che sulla vecchia chat di classe arrivavano insulti, offese e derisioni a Gaetano Y. Anche durante l’estate e che nel tentativo di mettersi in contatto con lei Gaetano Y. veniva liquidato da lei con la richiesta di “aver pazienza!”, “non esagerare”, “cercare di farseli amici”, “di crescere” e “di studiare di più” o “essere meno superficiale?”.
Prof.ssa Tal de’tali: Non conoscevo il contenuto della chat dei ragazzi. E’ vero che sollecitavo Gaetano Y. ad una reazione.
Pubblico Ministero: Si è accorta che vicino al banco di Gaetano Y. era stati disegnati dei falli con delle scritte offensive a lui rivolte. E che, alcune copertine dei suoi libri erano state imbrattate o strappate? Abbiamo qui delle foto che può vedere.
Prof.ssa Tal de’tali: No, non mi era resa conto che si fosse arrivati a questo livello di aggressività. Forse, succedeva al cambio d’ora.
Pubblico Ministero: Conosce la norma che vieta ai ragazzi l’uso dei social sotto i 13 anni? Sapeva del consenso prestato dai genitori?
Prof.ssa Tal de’tali: Conosco la norma. Ho supposto che se avessero tutti whatsapp è perché glielo consentissero i genitori. Non ho verificato se i genitori controllassero il contenuto delle chat.
Pubblico Ministero: Sapeva della sofferenza di Gaetano Y.?
Prof.ssa Tal de’tali: Si, ne ero a conoscenza. Il 2 ottobre del primo anno di scuola media si era rivolta alla Preside la madre di Gaetano Y. chiedendo un incontro urgente con noi professori e con i genitori di Francesco X. perché il figlio Nino accusava dei grandi disagi: la scrittura era totalmente cambiata, aveva problemi di memoria, una chiusura non normale e un blocco nel capire cosa gli stesse capitando. Aveva anche scritto una richiesta da depositare in Segreteria. La Preside volendo evitare un caso già ad inizio anno aveva consigliato “di fare un’uscita con tutte e due le famiglie. Magari, per una pizza!”. La madre di Nino rifiutava il “consiglio” e fu quindi, indirizzata a noi professoresse referenti. Seguì il Consiglio di classe.
Pubblico Ministero: Si era resa conto che Gaetano Y. è stato successivamente anche malmenato, spintonato e fatto cadere?
Prof.ssa Tal de’tali: Sapevo di questi eventi ma, non ero io la docente presente.
Pubblico Ministero: Si può accomodare, non ho altre domande.
Cancelliere: Ulteriore teste è la Prof.ssa Sempre Presente.
Pubblico Ministero: Prof.ssa Sempre Presente si era accorta che Gaetano Y. in occasione di un’uscita scolastica presso la Libreria del Centro fu spintonato da Francesco X?
Prof.ssa Sempre Presente: Si, me ne sono accorta dalle urla di due studentesse che dicevano a Gaetano Y. di stare attento alle macchine e di allontanarsi da Francesco X. che lo spingeva verso la strada.
Pubblico Ministero: Prof.ssa Sempre Presente era sul posto quando Francesco X. ha spinto dalle scale Gaetano Y. contro il muro dicendogli di essere una “merda?”.
Prof.ssa Sempre Presente: Si, ero presente, stavamo scendendo le scale alla fine delle lezioni. Sono sopraggiunta e li ho divisi. Francesco X. voleva colpirlo. Non so perché e ho accompagnato Gaetano Y. fino all’uscita dalla madre raccontandole l’accaduto. La signora era visibilmente turbata. Anche Gaetano Y. lo era. E anche io, a dire la verità.
Pubblico Ministero: Prof.ssa Sempre Presente ricorda se Gaetano Y. è stato spinto nel corridoio della scuola da Francesco X.?
Prof.ssa Sempre Presente: Ricordo che Gaetano Y. all’uscita della scuola stava attraversando il corridoio con lo zainetto sulla schiena, la cartellina di tecnica in una mano e un libro in un’altra. Francesco X. lo spintonava con l’aiuto di altri due compagni di classe, Alessandro J. e Donato F., facendolo cadere sulle ginocchia. Gli cascarono libro e cartellina, che si apriva e si rompevano due squadrette. A quel punto intervenivano anche il bidello e la Prof.ssa di lingue straniere per sollevare il ragazzo con le sue cose. Gaetano Y. in ginocchio piangeva e singhiozzando diceva “Voglio morire! Ora, basta!”. Portammo il ragazzino fuori. Con me, anche il bidello, l’altra professoressa e due compagne di classe. Ci dirigemmo verso la mamma e le dicemmo che er successa una cosa seria e che quello era il momento di rivolgersi alla Dirigente Scolastica “nuova”. Il ragazzino non poteva più continuare così.
Pubblico Ministero: Grazie Professoressa. Può accomodarsi.
Cancelliere: Entri come teste la Mamma di Gaetano Y (indichiamo come Mamma di G.)
Pubblico Ministero: Mamma di G. vuole raccontarci cosa è successo a Gaetano Y durante il primo anno scolastico e una parte del secondo anno di scuola media?
Mamma di G.: Gaetano è sempre stato un ragazzino molto socievole, accogliente, molto fiducioso. Quando ha iniziato il suo primo anno era felice, elettrizzato dal suo primo giorno di scuola. Avrebbe conosciuto nuovi compagni e compagne di classe, nuovi insegnanti. Però, già dal rientro a casa dal primo giorno di scuola diceva di aver conosciuto un ragazzino, Francesco X., che non aveva ancora capito bene. Dopo una settimana mi diceva che la situazione era strana. Francesco lo spingeva sempre ad un’estremità del banco. Gli prendeva le cose. Lo prendeva in giro. Lì per lì non volevo darci troppo peso. Ma, poi, guardando i suoi quaderni mi accorgo che la sua grafia è totalmente cambiata. Non era da lui scrivere senza centrare il quadretto o il rigo, scrivere “tttuto” con tre t iniziali o “mmama” al contrario. Scriveva di corsa, sul lembo del foglio. Come se stesse camminando. Non riusciva a leggere bene, era lentissimo. Inizialmente mi innervosivo, dicevo che era uno “sfaticato” ma, poi ho capito. Era molto bravo in inglese e matematica ma, non riusciva più a ricordare nulla. Aveva fatto ripetizioni di italiano tutta l’estate. Riusciva a fare dei bei componimenti. Ma, lì non riusciva più neanche a costruire una semplice frase. Allora, glielo chiesi. “Nino, ti dà fastidio qualcuno, in classe?”. Mi rispose che Francesco lo prendeva in giro per il tono della sua voce. Lo chiamava “Nina!”. Lo disturbava durante le interrogazioni, mentre rivolgeva la parola a qualcuno e poi, appena entrava in classe lo apostrofava: “Faccio di cazzo!”, “Stronzo!”, “merda”, “merdina”, “Down”, “autistico”, “imbranato”, “handicappato”. Parolacce cui non era avvezzo Gaetano! Andai con i quaderni e una bella lettera dalla Preside che mi chiese di non dpeositare nulla in Segreteria. Ma, che avrei potuto risolvere andando a fare “una pizza!” con i genitori di Francesco X. La proposta mi fece veramente sorridere. Allora chiesi alla Preside di poter parlare con le professoresse coordinatrici e pretesi un Consiglio di Classe con la presenza dei genitori di Francesco. Così facemmo. La madre di Francesco si mise a piangere temendo di perdere l’amicizia di altre mamme di ragazzini compagni di classe del figlio. Il padre si scusò. Ma, le cose peggiorarono esponenzialmente quando una delle coordinatrici ebbe la brillante idea di mettere Francesco come “capoclasse”. A quel punto, tutta la classe era in suo “potere”. Francesco di sentiva “legittimato” a fare quello che voleva e gli altri rimanevano a guardare per paura di essere a sua volta sbeffeggiati, ridicolizzati e così via. A Gaetano cominciarono a sparire penne, matite, quaderni e libri. Diceva che erano finiti “in un buco nero nel pavimento”. Gli dicevano che era uno “scemo”, una “femminuccia” che aveva fatto intervenire la mamma! Finì l’anno. Tutta l’estate sulla chat di classe messaggi offensivi. Messo a tacere ed isolato. Anche per le feste di classe. Cominciò il secondo anno. Francesco si fece degli alleati. Crearono una chat chiamata “Senza Nino” con il simbolo di una scimmia. Tutti tranne Nino. La cosa strana è che glielo fecero vedere! Nel frattempo, avevo fatto lo screenshot a tutto, all’insaputa di mio figlio, naturalmente. Ma, poi, seguirono, in serie, lo spintone per strada durante la visita ad una libreria, lo spintone sulle scale. Qui, fu alla presenza di un’insegnante che lo accompagnò da me in cortile e lo spintone “a tre” nel corridoio seguito dalla richiesta della professoressa di “fare qualcosa” perché il ragazzino aveva detto delle cose preoccupanti: “Basta, voglio morire!”. In quel momento, anche un pezzo di me è morto. In quel momento, ho raccolto tutte le foto, i racconti, il materiale e l’ho depositato in Segreteria, con tanto di Protocollo, indirizzato alla Dirigente Scolastica che nel frattempo era cambiata. Ho chiesto: 1. La punizione di Francesco X.; 2. La punizione della classe; 3. Il richiamo alle professoresse coordinatrici per le loro scelte inadeguate, nonostante sei Consigli di classe richiesti oltre che da me da altri cinque genitori; 4. La contestazione del giudizio finale che bollava Gaetano Y. come “timido”, “introverso”, “poco incline a legare con i compagni”, “distratto”. Quando il ragazzo frequentava l’oratorio, descritto come felice, allegro, estroverso, spiritoso; faceva arti marziali, cintura blu, e nonostante ciò non ha mai alzato un dito contro nessuno. Segno di maturità ed autocontrollo. 5. Il cambio di sezione.
Pubblico Ministero: Signora, la scuola come si è espressa.
Mamma di G.: Una mattina di dicembre, il ragazzino è arrivato prima dell’orario di apertura, su richiesta della Dirigente Scolastica ed è stato scortato dal bidello più grosso e più gentile nella nuova classe, sita al secondo piano. La classe fu sospesa per una settimana con obbligo di frequenza. Francesco X. fu sospeso per 15 giorni senza obbligo di frequenza. Fu cambiato il giudizio finale di Gaetano e so che alcune professoresse hanno ricevuto un richiamo ufficiale. Altro non so, tranne che molti genitori mi hanno tolto il saluto ed alcune professoresse mi hanno rimproverato per le conseguenze.
Cancelliere: può entrare la persona offesa: Gaetano Y.
Presidente: Gaetano Y. il Pubblico Ministero ti rivolgerà delle domande. Tu rispondi come ti senti.
Pubblico Ministero: Gaetano Y. raccontaci cosa hai vissuto
Gaetano Y: Mi chiamo Gaetano, in casa tutti mi hanno sempre chiamato Nino. Sono sempre stato uno cui piacciono le cose semplici e spontanee. Nessun retropensiero, nessun pregiudizio. Ho il viso triste se sono triste, felice ed illuminato se mi sento bene, in pace con me stesso e il mondo. Amo la pizza. Ma, evidentemente, non è per tutti così. L’ho imparato presto. Il momento più tormentato della mia vita coincide con una grande aspettativa: quella di trovare “amici” nella mia classe di scuola. Mia madre aveva appena finito di scattare la foto del mio ingresso a scuola ed io con lo zaino dell’anno precedente con due penne, qualche matita e quadernone mi accingevo a fare il primo passo nella scuola media. Quasi fosse il primo passo sulla Luna! Era tutta l’estate che aspettavo di entrare nella nuova scuola, con nuovi banchi, nuovi insegnanti, nuovi visi. Una bella avventura! Appena visto un banco, mi siedo. Accanto a me si siede un compagno con un grande ciuffo, sguardo sornione. Fulmina tre o quattro compagni con lo sguardo e questi ritraevano il proprio come se li stesse guardando Attila!
Entra la professoressa, fa l’appello. Scopro che il mio compagno di banco si chiama Francesco. Tutti quelli scritti sull’elenco rispondono “Presente!”. Siamo venti. La professoressa ci fa parlare ed io le dico che tutti mi chiamano Nino. L’avessi mai fatto!Con la mia voce, ancora poca matura, avevo appena 10 anni, Francesco comincia a ridere e a farmi le vocine. Comincia a chiamarmi “Nina”!Lì per lì rimango di sasso. Però, cerco di non farci caso. Il giorno dopo mi saluta così: “Ciao faccia di cazzo!”. E per tutta la lezione mi tormenta con “Sei uno stronzo. Una faccia di cazzo. Una merda. Una femminuccia”. Ed ancora “Nina!”.Io più volte gli dico di darsi una calmata, di finirla. Lui allora decide di spingere le mie cose in un angolo del banco, dicendo che il banco è suo! Io gli intimo di smetterla. Lo dico alla professoressa, che mi chiede di avere pazienza! Continua così per tutto il primo mese di scuola. Io casco nella frustrazione più assoluta. Non riesco a scrivere in tranquillità. Non posso aprire bocca senza essere ridicolizzato od offeso per il mio tono di voce, per la mia postura o per qualsiasi altra cosa. Anche durante le interrogazioni, vengo scimmiottato ed interrotto! Alcuni compagni di classe mi chiedono di avere pazienza, di essere forte, perché Francesco anche alle elementari faceva così. Era un bullo! Ero completamente raggelato. Nella confusione. Mia madre guardando i miei quaderni vede che la mia grafia è cambiata. Tutta storta, frettolosa, imprecisa. Anche fuori dal rigo. Gli errori di ortografia gravissimi. Addirittura non ricordavo più come si scrivesse normalmente una parola semplice come “tutto” che scrivevo “tttuto” oppure “mamma” che scendeva giù come “mmama”. Non riuscivo a memorizzare. A leggere fluentemente. Addirittura, saltavo il rigo. Non riuscivo a capire il senso di quello che stavo leggendo. Il solo pensiero di andare in classe e rivivere le mortificazioni cui ero sottoposto, mi terrorizzava. Non riuscivo a confidarmi, perché non sapevo come fare. E mi vergognavo da morire. Mia madre non aveva un minimo accenno di paura.
Una mattina, era solo ottobre, prese i miei quaderni ed andò diritto in presidenza. Raccontò tutto alla Preside, aveva già trascritto tutto per un richiamo ufficiale ed un incontro con i genitori di Francesco.
La Preside, però, non voleva creare uno spiacevole precedente e suggerì di invitare Francesco e la sua famiglia per una pizza insieme, senza depositare nulla in Segreteria. Una pizza come Kalumè della pace! Dietro al rifiuto di mia madre che aveva illustrato con dovizie di particolari i cambiamenti e lo stato di disagio in cui versavo, si convinse che, forse, la cosa migliore fosse quella di parlarne direttamente con le professoresse coordinatrici della classe. E così fece in accordo con la Preside.
La situazione non migliorò. Anzi! Il bullo ebbe il tempo di trovare degli alleati: Alessandro J., una ragazza e Donato F. Così i ragazzini bullizzati divennero ben più di uno. Si riunì il Consiglio di Classe e una delle coordinatrici ideò una misura idonea a rendere più collaborativi i bulli. Li nominò “capoclasse”. I bulli, quindi, si sentirono legittimati ad esercitare il proprio potere sui malcapitati. Tra quelli c’ero pure io. Gli insulti, quadruplicarono, cominciarono a sparire penne, matite, temperamatite, compassi e righelli, quaderni e libri. Dicevo a mia madre che erano finiti in un “buco nero” sul pavimento! Inutili furono le rimostranze di mia madre e di qualche altra. Noi stavamo esagerando! Arriva il secondo anno, il primo si chiude con un giudizio miserabile. Fui bollato come timido, riservato, che aveva poco legato col gruppo. Il secondo anno inizia col botto! Dal primo giorno, tutta la classe mi dichiara che se io resisto, i bulli hanno un unico obiettivo e non disturbano gli altri! Pensiero che accomuna la maggior parte dei genitori. Fortunatamente, quell’anno cambia la Dirigente Scolastica. Mia madre aveva preparato, a mia insaputa, un fascicolo con tutti gli screenshot delle chat offensive. Anche quelle arrivate durante le vacanze estive. Tutti i quaderni imbrattati con disegni di parti intime maschili, frasi offensive e parolacce. Fatto le foto a tutte le copertine di libri strappati. Ma, ciò che ha fatto deflagrare la bomba sono stati tre episodi molto gravi. Uno spintone che rischiava di farmi andare sotto un’auto nel percorso per raggiungere con la classe una libreria; uno spintone contro il muro della scuola mentre scendevo le scale davanti ad una professoressa che è corsa in soccorso per togliermi di dosso uno dei bulli; uno sgambetto davanti ad una professoressa che mi ha fatto rompere i righelli in mezzo al corridoio durante l’uscita di scuola che mi ha fatto piangere di rabbia e urlare:” Adesso, basta! Voglio morire!”. Il bidello e la professoressa spaventati mi hanno tenuto una mezz’oretta seduto sulle scale e mia madre in attesa fuori l’istituto non sapeva a cosa pensare. Ma, aveva pensato bene!
Ha raccolto tutto il materiale, lo ha protocollato in segreteria e ha preteso:
Cancelliere: Leggo la richiesta: 1. Richiamare i genitori dei due bulli che avevano preso di mira Gaetano Y.; 2. La punizione dei bulli; 3. La punizione della classe perché in nessuna occasione era intervenuta a denunciare i comportamenti dei due bulli. Inoltre, non ne era rimasta “inerme” spettatrice ma, aveva rinforzato il comportamento illegittimo dei due “bulli”, creando una chat whatsapp di classe chiamata “Senza NINO” con il simbolo di una scimmia e sottoponendola a mò di scherno al malcapitato, umiliandolo ed isolandolo oltremodo; 4. Il richiamo disciplinare per gli insegnanti che non si sono mai messi ad indagare su ciò che stesse succedendo al loro allievo e a tutta la classe, ignorando che vicino al banco di Nino, sul muro adiacente, erano stati disegnati dei “falli” giganti con scritte offensive a lui rivolte in modo “esplicito”; oltre, a non aver ascoltato in nessuna occasione o cercato una soluzione concordata né con Nino né con i suoi genitori sentendosi, invece, ribattere di avere pazienza, che anche i bulli avevano i loro problemi e che Nino poi, non ci avrebbe fatto più caso; 5. La contestazione del giudizio finale del primo anno perché Nino, che faceva sport e frequentava l’oratorio, non era mai stato indicato come “timido”, “insicuro”. Invece, il suo tratto distintivo era la simpatia. Un ragazzo che si presentava: “La vuoi sentire una barzelletta?”. Sempre pronto alla battuta, educato e socievole. 6. Il cambio di sezione di Nino.
Pubblico Ministero: Gaetano Y. prosegui il racconto.
Gaetano Y.: Era un lunedì. Il bidello più grosso della scuola ma, anche il più gentile e paterno, mi viene incontro e mi dice:” Nino, vieni con me. Non guardarti intorno, ti devo scortare per un mese in un’altra classe posta al primo piano. Non aver paura e fai riferimento solo a me. Così mi ha detto la Preside di dirti”.
Faccio un sorriso. Entro nell’altra seconda. Tutti mi dicono: “Ciao!”. Io non ci ero abituato. Ho risposto subito: “Ciao!”. Nessuno mi ha preso in giro per la mia voce, per il mio nome, per come poggiassi la cartella sul banco, per il colore dei miei capelli, per come mi muovessi, per come ascoltassi la lezione, per come rispondessi alle domande. Era dicembre. Ho passato un mese e mezzo in mezzo agli angeli. Poi, li ho solo potuti vedere attraverso il monitor del computer a causa del Covid.
Il loro calore mi arrivava anche attraverso il computer. La classe più bella del mondo!La mia vecchia classe è stata sospesa, con obbligo di frequenza, per una settimana; i bulli sono stati sospesi per quindici giorni senza frequenza. I professori hanno avuto una sanzione disciplinare per “culpa in vigilando”. Una volta hanno incontrato mia madre nel corridoio della scuola e le hanno chiesto perché non fosse stata zitta.I genitori dell’altra classe non l’hanno più salutata.Mia madre in seguito a questi eventi si è ammalata di gastrite. Ma, poi, si è ripresa. All’esame di terza media ho portato una tesina sui diritti umani. Ho parlato di Hitler, ma anche dell’ONU. Di Anna Frank e di Save the Children.
Ho parlato della Convenzione die diritti dei bambini e della Dichiarazione dei diritti umani. Di che ha sacrificato la propria vita per salvare quella di un altro, come San Massimiliano Kolbe ora nel Giardino dei Giusti, di Nelson Mandela e delle Parolimpiadi, di Rosso Malpelo di Verga. Mi sono emozionato molto ad illustrare come la scienza può essere utile all’uomo e alla natura. I miei professori hanno visto il vero me, almeno all’esame. E mi hanno dato un 10. La lezione che ho imparato è che non devo aver paura. Che occorre chiedere aiuto.
Presidente: Grazie Gaetano Y per il tuo racconto. Alla decisione della Preside seguirà anche quella di questo Tribunale. Ora ti puoi accomodare e avvicinare ai tuoi genitori.
Vorrei ricordare a tutte le parti che nel processo penale minorile non è possibile costituirsi parte civile.
Inoltre, questo procedimento (che è una simulazione del processo) si procederà con l’ascolto dell’imputato.
Presidente: il Pubblico Ministero può procedere con l’interrogare l’imputato.
Pubblico Ministero: Francesco X. raccontaci come hai conosciuto Gaetano Y e raccontaci la tua versione dei fatti.
Imputato – Francesco X: Ho conosciuto Gaetano Y. in prima media. Già dal primo giorno di scuola ho pensato che fosse diverso da me. Delicato. Il bravo “bambino”. Ho cominciato a prenderlo in giro. Per la sua voce “da femmina”. Per i suoi modi “gentili” e “educati”. Mi faceva ridere rivolgergli parolacce e vedere che reagiva come una “femmina”. Aveva paura di me. E più aveva paura di me. Più mi sentivo forte. E poi piangeva. I maschi non piangono. Solo una volta ha reagito. Ha tirato un calcio fortissimo ad una sedia che è volata contro un altro banco. La professoressa ha rimproverato lui! Che ridere! Comunque, si meritava tutto quello che gli ho combinato perché non reagiva. Poi, ha fatto arrabbiare i miei genitori che lo consideravano un “cretino”, insieme alla madre che ci faceva richiamare dalla Preside. Anche altri genitori l’hanno fatto. Sono solo dei “pappamolle”. Mio padre gli ha sempre riso dietro!
Pubblico Ministero: Grazie Francesco X. è tutto puoi accomodarti.
Cancelliere: Il Pubblico Ministero può introdurre il Consulente Tecnico d’Ufficio.
Pubblico Ministero: Presidente si ascolti il CTU1 psicologa dell’età evolutiva che illustrerà le conseguenze del comportamento molesto sull’equilibri psicofisico della persona offesa.
CTU1: Presidente ci sono tre fattori nell’educazione familiare che hanno un ruolo determinante nella predisposizione dei ruoli di bullo, secondo Olweus (1996):
• LL’’atteggiamento emotivo di indiffereatteggiamento emotivo di indifferenza, di mancanza di calonza, di mancanza di calore e di affetto della figura re e di affetto della figura materna nei primi anni di vita;materna nei primi anni di vita;
• Il permissivismo educativo nella fase dellIl permissivismo educativo nella fase dell’’età evolutiva, specialmente verso comportamenti età evolutiva, specialmente verso comportamenti aggressivi;aggressivi;
• LL’’abuso di autorità punitiva fisica, sin daabuso di autorità punitiva fisica, sin dalla prima infanzia che non consente di elaborare lla prima infanzia che non consente di elaborare appieno lappieno l’’aggressività nel bambino.aggressività nel bambino.
Le vittime, invece, presentano quadri familiari molto coesi e iperprotettivi nei loro confronti, sempre secondo Olweus.
Signor Presidente, sicuramente, il clima e lo stile educativo fanno la differenza.
Anche le risposte individuali possono essere molto diverse.
A breve termine chi è oggetto di bullismo può rilevare: stanchezza persistente, flashback, crisi d’ansia, disturbi del sonno, scarsa autostima e svalutazione della propria immagine, problemi di concentrazione ed apprendimento, calo del rendimento scolastico e cercare di evitare in ogni modo di andare a scuola, stress, aggressività, tristezza.
Se considerato come stress cronico, il bullismo può avere importanti implicazioni a lungo termine sulla salute fisica e mentale di chi lo subisce. Strettamente correlati agli episodi di bullismo risultano essere anche i comportamenti suicidari (pensieri suicidari e tentativi di suicidio veri e propri).
Pubblico Ministero: Grazie CTU1 si può accomodare.
Pubblico Ministero: Presidente si accerti come da documentazione allegata che il minore al momento del compimento dei fatti non era imputabile; il grado di responsabilità va commisurato al grado di maturità del soggetto al momento del compimento dei fatti inquadrabili nell’alveo dei seguenti reati: Tentato omicidio; aggressione, molestia, diffamazione, danneggiamento a cose, furto. Il suo comportamento ha avuto conseguenze su altre persone anche di rilevanza sociale.
Presidente: Ai sensi dell’art. 28, primo comma, del DPR 448/1988, sentite le parti,
si dispone con ordinanza
la sospensione del processo per valutare la personalità del minorenne per un periodo di sei mesi con messa alla prova del minore.
Ai sensi dell’art. 28, secondo comma, del DPR 448/1988, si affida il minorenne Francesco x. ai servizi minorili, in collaborazione con l’istituto scolastico che Francesco X. attualmente sta frequentando, con i servizi sociali di Caserta, per le opportune attività di osservazione, trattamento e sostegno.
si condanna
Francesco X. a seguire un corso sull’educazione alla legalità e al bullismo e al cyberbullismo che sarà istituito presso il suo Istituto Superiore di appartenenza dietro la supervisione del Docente Istituito secondo le indicazione del Ministero dell’Istruzione e Merito, di recarsi una volta a settimana presso un Oratorio di Caserta per attività di volontariato e di preparazione sportiva, di seguire per un tempo non inferiore a tre mesi, nel periodo estivo, con i genitori un corso sulla Comunicazione Efficace presso un Centro di Mediazione Familiare autorizzato sul territorio casertano. Al termine dei sei mesi, la messa alla prova sarà conclusa. La relazione sarà depositata presso la Cancelleria di questa Presidenza. Ai sensi dell’art. 5, quarto comma, del T.U. sul casellario giudiziale, i provvedimenti riguardante il minorenne Francesco X. iscritti nel registro sono cancellati al compimento del diciottesimo anno d’età.